domenica 2 ottobre 2016

i farmaci antipertensivi




I farmaci antiipertensivi

Negli ipertesi in cui siano stati ripetutamente riscontrati valori di pressione diastolica superiori a 105 mmHg e/o di sistolica superiori a 180 mmHg, le modificazioni delle abitudini di vita non sono sufficienti per controllare in modo adeguato l'ipertensione e diventa necessario il ricorso a farmaci antiipertensivi. La terapia farmacologica è indicata anche nei pazienti con gradi più lievi di ipertensione, quando l'adozione di adeguati provvedimenti non farmacologici, mantenuti per alcuni mesi, non è in grado di ridurre la pressione arteriosa ai valori desiderati.
La maggioranza dei pazienti ipertesi non presenta sintomi nel momento in cui diventa necessario iniziare una terapia farmacologica. Non sentendosi "malato", il paziente iperteso, se non viene adeguatamente informato sulla natura e sulle complicanze dell'ipertensione, non è in grado di comprendere e di condividere consapevolmente la decisione del medico di iniziare un trattamento farmacologico, né la necessità di proseguire indefinitamente il trattamento anche quando i valori pressori sono stati controllati dalla terapia. Si comprende allora come il successo della terapia a lungo termine e l'effetto benefico indotto dal trattamento siano strettamente legati al livello di cooperazione tra medico e paziente che si determina in genere durante le prime visite, quando per la prima volta si stabilisce la diagnosi. Deve cioè stabilirsi un reciproco scambio di informazioni riguardanti da un lato le motivazioni che hanno portato il medico a decidere quel trattamento e i possibili effetti indesiderati e dall'altro le aspettative personali del paziente e le sue abitudini di vita. Dopo l'inizio della terapia, è molto importante segnalare al medico i problemi e i disturbi causati dal trattamento in modo che la scelta del farmaco sia, per quanto possibile, personalizzata ed eventualmente modificata sulla base delle esigenze del paziente.
I farmaci non curano l'ipertensione ma servono a riportare la pressione elevata entro limiti di normalità e a tenerla sotto controllo (130/80 nei giovani, 140/90 nei soggetti anziani). Si deve quindi comprendere bene l'importanza di assumere regolarmente quelli prescritti anche quando non si avverte alcun disturbo.
E' importante sapere che non si deve mai interrompere il trattamento di propria iniziativa, perché si potrebbero verificare improvvisi e pericolosi aumenti di pressione, per cui occorre avere sempre una scorta di farmaci adeguata che consenta di superare una eventuale assenza del proprio medico o difficoltà di reperimento.
I farmaci che il medico ha a disposizione per il trattamento dell'ipertensione sono molti e non è possibile menzionarli tutti. E' utile tuttavia conoscere in modo un po' più approfondito almeno le classi principali in cui è raggruppato il maggior numero di principi attivi. Ciascuno provvederà a farsi indicare dal medico o dal farmacista a quale categoria appartiene il farmaco che gli viene prescritto.
Diuretici

Favoriscono l'eliminazione di acqua e sodio attraverso i reni: aumentando la produzione di urina si produce una riduzione del volume di liquido circolante nel sistema cardiovascolare e una conseguente diminuzione della pressione arteriosa. Si possono distinguere diverse classi di diuretici a seconda del meccanismo di azione; alcuni aumentano anche l'eliminazione del potassio (es. idroclorotiazide, clortalidone, indapamide) e questa perdita deve essere corretta perché può essere dannosa per l'organismo. Altri, definiti "risparmiatori di potassio" (es. Luvion, amiloride, spironolattone), non hanno questo effetto e vengono perciò spesso associati ai primi per compensare i loro diversi effetti sul potassio.
I diuretici vanno assunti preferibilmente al mattino: se vengono presi di sera o nel tardo pomeriggio, possono indurre il bisogno di urinare durante la notte costringendo il paziente ad alzarsi più volte con conseguenti disturbi del sonno. L'assunzione dopo colazione riduce i possibili disturbi di stomaco.
All'inizio del trattamento è piuttosto frequente la comparsa di un senso di stanchezza, che in genere si riduce col tempo. Se con la prosecuzione della terapia questo problema non scompare, è necessario informare il medico. I diuretici possono inoltre provocare mal di stomaco, nausea, diarrea, senso di vertigine e di testa vuota, aumentata sensibilità alla luce solare (comparsa di eritemi). L'impotenza, benché rara, potrebbe spingere ad abbandonare la terapia e va quindi subito segnalata al medico, così come la comparsa di pulsazioni irregolari, alterazione dell'umore, crampi o dolori muscolari, che insieme alla sete intensa e alla bocca secca sono segni di una eccessiva perdita di acqua e potassio.
I diuretici "risparmiatori di potassio" possono invece provocare disturbi dovuti all'eccesso di potassio: confusione mentale, battiti del cuore irregolari, formicolii alle mani, piedi e labbra, respirazione affannosa, debolezza e senso di pesantezza alle gambe. Lo spironolattone può provocare, soprattutto ad alte dosi, ingrossamento del seno nei maschi (che scompare nell'arco di alcuni mesi), disturbi mestruali e crescita dei peli nelle donne. Durante terapia con diuretici sono stati segnalati numerosi altri effetti indesiderati, meno comuni, ed è perciò importante riferire al medico ogni altro effetto inusuale che compaia nel corso del trattamento. Quando si assumono diuretici non risparmiatori di potassio è importante mangiare frutta (albicocche, banane, arance) o bere succhi di frutta per il loro elevato contenuto in potassio. Se questo provvedimento non è sufficiente il medico può prescrivere integratori di potassio o suggerire di sostituire il normale sale da cucina con un "sale dietetico" ricco di potassio, acquistabile in farmacia.
Viceversa, quando si usano diuretici risparmiatori di potassio non è necessario integrare l'alimentazione con cibi ricchi in potassio e il ricorso ai sostituti del sale può essere pericoloso.
Alcuni diuretici non risparmiatori di potassio possono provocare un aumento della quantità di zucchero nel sangue e nelle urine (iperglicemia e glicosuria): i pazienti diabetici devono tenerne conto quando misurano questi valori. Inoltre possono peggiorare i sintomi della gotta e aumentare il contenuto dei trigliceridi nel sangue. In generale non vanno usati in gravidanza, salvo diversa valutazione del medico. Durante l'allattamento possono bloccare la produzione di latte.
Beta-bloccanti

Sono farmaci che inibiscono la trasmissione di certi impulsi nervosi e influenzano la frequenza delle pulsazioni, la forza di contrazione del cuore e il diametro dei vasi sanguigni: meno sangue viene pompato in circolo con riduzione della pressione. I beta-bloccanti hanno un effetto positivo anche nel trattamento dell'angina pectoris e nella terapia dopo l'infarto cardiaco.
Gli effetti indesiderati più frequenti sono stanchezza, debolezza, senso di testa vuota, sonnolenza, vertigini. Occorre contattare il medico se i disturbi sono tali da non tollerare il trattamento o se compaiono disturbi del sonno (incubi notturni), eruzioni cutanee, depressione dell'umore e confusione mentale, vertigini, eccessivo rallentamento del battito cardiaco (meno di 50 battiti al minuto), disturbi respiratori, freddo alle mani e ai piedi, gonfiori alle caviglie e ai piedi. Alcuni beta-bloccanti possono ridurre la quantità di zucchero nel sangue, possono cioè provocare ipoglicemia e mascherarne i sintomi (es. tachicardia, sudorazione). Possono inoltre causare senso di vertigine e capogiri che riducono la capacità di attenzione nella guida o nel lavoro con macchine pericolose.
ACE-inibitori

Sono farmaci che bloccano la produzione da parte dell'organismo di una sostanza dotata di un potente effetto costrittivo sui vasi sanguigni. L'inibizione di questa sostanza produce un abbassamento della pressione arteriosa. Gli ACE-inibitori sono efficaci anche nel trattamento dell'insufficienza cardiaca e nella terapia del post-infarto e si dimostrano particolarmente utili nei pazienti che soffrono di cardiopatia e ipertensione insieme. All'inizio vengono assunti a dosi ridotte e al momento di coricarsi per evitare i rischi di un eccessivo calo della pressione. Spesso si usano insieme ai diuretici.
Una tosse secca e stizzosa, che non risponde a nessun sedativo, rappresenta l'effetto indesiderato più frequente, soprattutto nelle donne. Se non si risolve in breve tempo o risulta particolarmente fastidioso deve essere comunicato al medico. Possono inoltre manifestarsi perdita della capacità di avvertire i sapori (soprattutto con captopril), febbre, mal di gola, senz'altra causa possibile, senso di testa vuota e affaticamento; contattare il medico anche se si osserva una minore produzione di urina o se, dopo la prima dose del farmaco, si hanno vertigini e intensa debolezza. In caso di improvvisa difficoltà di respirazione, gonfiori a viso, labbra, lingua, mani e piedi ci si deve rivolgere urgentemente al medico o al Pronto Soccorso. Gli ACE-inibitori fanno aumentare il potassio nell'organismo per cui è sconsigliabile l'uso di prodotti "sostitutivi" del sale o integratori alimentari ricchi in sali di potassio. Sono inoltre controindicati in gravidanza.
Calcio-antagonisti

Il calcio è necessario per la contrazione del cuore e dei vasi sanguigni. Per poter dare inizio ai processi che portano alla contrazione, il calcio deve entrare all'interno delle cellule. I calcio-antagonisti sono farmaci che inibiscono l'ingresso del calcio nelle cellule del cuore e dei vasi sanguigni. Come risultato, i vasi sanguigni si rilasciano e quindi la pressione diminuisce; migliora anche l'ossigenazione e si riduce il carico di lavoro del cuore. Essi esercitano inoltre importanti effetti a livello cardiaco e sono usati nella terapia dell'angina.
Le capsule di tipo "retard" o "crono" o "R" non devono essere rotte o masticate.
Fra i possibili disturbi quelli che compaiono con maggiore frequenza sono arrossamento e senso di calore al volto e al collo, mal di testa intenso e di breve durata. In genere questi effetti scompaiono con il proseguimento della terapia; in caso contrario vanno segnalati al medico. Altri disturbi da segnalare al medico sono gonfiore alle caviglie, nausea, stitichezza o diarrea, dolore al petto, eruzioni sulla pelle. Questi farmaci vanno conservati ben riparati dalla luce, perché potrebbero alterarsi.
Sartani

I farmaci di questo gruppo (così chiamati perché il loro nome finisce in ..sartan come ad esempio losartan, telmisartan ecc.) sono gli antiipertensivi di più recente introduzione in commercio. La loro azione è simile a quella degli ACE-inibitori, ma si realizza con un meccanismo diverso: anziché bloccare la sostanza responsabile dell'effetto ipertensivo, ne impediscono l'azione bloccando le strutture specifiche (recettori) su cui questa va ad agire e la pressione così si abbassa. Questo diverso meccanismo, essendo più specifico, comporta una minore frequenza di effetti indesiderati rispetto agli ACE-inibitori, soprattutto la tosse. Inoltre, vi sono meno casi di improvvisi gonfiori a viso, labbra, lingua, mani e piedi con difficoltà di respirazione (rivolgersi urgentemente al medico o al Pronto Soccorso, in caso di comparsa). Tuttavia, se un paziente ha manifestato questo effetto con gli ACE-inibitori, anche i sartani sono sconsigliati. Come gli ACE-inibitori, sono controindicati in gravidanza e in allattamento. Per ottenere un adeguato controllo della pressione spesso vengono associati ai diuretici.
Altri farmaci

Alcuni farmaci (doxazosin, terazosin) agiscono direttamente sulle terminazioni nervose che controllano la muscolatura dei vasi sanguigni provocandone un rilassamento e producendo di conseguenza una riduzione della pressione arteriosa. All'inizio del trattamento possono provocare forti cadute della pressione e vengono perciò somministrati a basse dosi, assunte preferibilmente alla sera prima di coricarsi. Altri come la clonidina e l'alfametildopa deprimono i centri di regolazione della pressione arteriosa situati nel sistema nervoso centrale col risultato di ridurre la pressione. Per il loro meccanismo d'azione spesso causano sedazione e sonnolenza che possono compromettere la capacità di guida. Altri disturbi sono rappresentati secchezza della bocca e impotenza. La loro brusca sospensione provoca pericolosi rialzi della pressione. Quando si è in trattamento con questi farmaci, da sdraiati è sempre necessario assumere la posizione eretta con molta gradualità, onde evitare il rischio di brusche diminuzioni della pressione, avvertite come vertigini, senso di testa vuota, ronzii alle orecchie, che possono comportare il rischio di cadute e di fratture.

I farmaci usati per il trattamento dell'ipertensione possono interferire con altri farmaci assunti per altre malattie coesistenti. Prima di assumere altri medicinali è bene chiedere sempre consiglio al proprio medico o al farmacista se si tratta di farmaci da banco.



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