martedì 30 agosto 2016




Che cos’è l’ecografia addome completo/addominale

Fonte e link: http://www.gavazzeni.it/pazienti/diagnosi/ecografie/3730-ecografia-addome-completo
L’ecografia addome completo/addominale è una metodica diagnostica non invasiva che, utilizzando gli ultrasuoni emessi da una sonda appoggiata sulla pelle del paziente, consente di visualizzare e studiare tutti gli organi dell’addome e i principali vasi sanguigni che si trovano nella cavità addominale.
L’area da esaminare viene preliminarmente inumidita da un gel che consente la  trasmissione in profondità degli ultrasuoni emessi dalla sonda.
A che cosa serve l’ecografia addome completo
L’ecografia dell’addome completo, in particolare, permette al medico di studiare fegato, colecisti, vie biliari, reni, pancreas, milza, aorta, vescica e organi genitali interni.
L’esame viene richiesto al fine di valutare la maggior parte delle patologie che interessano l’addome e per avere un’immagine generale dello stato di salute dei suoi organi.
L’ecografia addominale non viene invece routinariamente utilizzata per le patologie legate al tratto gastro-intestinale (stomaco, intestino e colon), pur potendo fornire informazioni in casi selezionati.
Come si svolge l’ecografia addome completo
Durante l’esame dell’ecografia addome completo, sulla pelle del paziente, in corrispondenza dell’addome, viene applicato un gel umido al fine di migliorare il contatto della sonda a ultrasuoni.
L’esame è indolore ma se viene effettuato su un’area infiammata vi può essere una leggera sensazione di dolore.
Durata dell’ecografia addome completo
La durata dell’ecografia addome completo è mediamente di 15/20 minuti.
Norme di preparazione dell’ecografia addome completo
Per poter effettuare l’ecografia dell’addome completo è necessario:
  • il giorno precedente l’esame: seguire una dieta alimentare leggera;
  • il giorno stesso dell’esame: essere a digiuno da cibi solidi da circa 5/6 ore senza però sospendere eventuale terapie; è consentita una normale idratazione con acqua naturale.
Per una corretta valutazione della vescica e del basso addome, è opportuno presentarsi all’esame con la vescica moderatamente distesa.
Si consiglia quindi di non urinare nelle 3 -5 ore precedenti l’esame (a seconda delle proprie abitudini) oppure, dopo avere urinato circa 2 ore prima dell’esame, bere 2 bicchieri di acqua naturale per ottenere la giusta distensione vescicale.
Controindicazioni 
L’ecografia dell’addome completo non ha controindicazioni.

IL NOSTRO COMMENTO: Un esame, praticamente, indolore che consente di studiare fegato, milza, reni, aorta, vescica ecc. 

martedì 23 agosto 2016

Sconfiggere i tumori colpendo i mitocondri: la scoperta di un ricercatore italiano negli USA




Sconfiggere i tumori colpendo i mitocondri: la scoperta di un ricercatore italiano negli USA

12/07/2016

Fonte e link: https://notiziemediche.it/tumore-del-colon-retto/sconfiggere-i-tumori-colpendo-i-mitocondri-la-scoperta-di-un-ricercatore-italiano-negli-usa/?utm_source=Facebook&utm_medium=tumore-del-colon-retto&utm_campaign=POST

Una ricerca condotta dal Wistar Institute, pubblicata nei giorni scorsi dalla rivista scientifica PLOS Biology, ha svelato un vero e proprio network di proteine presenti all’interno dei mitocondri delle cellule tumorali.
Questa rete di proteine consente non solo la proliferazione di tali cellule, ma anche la loro capacità di muoversi e invadere altri organi, producendo metastasi.
La scoperta di questo meccanismo ha consentito ai ricercatori di disattivare alcune proteine chiave all’interno della rete, riducendo enormemente la capacità del tumore di crescere ed espandersi.
I mitocondri, vere e proprie “centrali energetiche” della cellula e responsabili della sua sopravvivenza, sono fondamentali per ogni organismo vivente.
Nonostante non sia completamente chiaro il loro funzionamento all’interno delle cellule tumorali, per la ricerca è un ambito di studio fondamentale: le cellule tumorali, infatti, proliferano più velocemente dei tessuti normali, e alcuni ricercatori hanno ipotizzato che ciò si debba proprio ai meccanismi che consentono ai mitocondri di funzionare correttamente.
Il ricercatore Dario Altieri, presidente del Wistar Institute
«È un esempio di come i tumori possono adattarsi velocemente» ha commentato Dario Altieri, presidente del Wistar Institute, commentando la ricerca alla quale ha lui stesso collaborato.
«I mitocondri hanno un ruolo cruciale nel consentire a un tumore di gestire l’energia necessaria per crescere ed espandersi» prosegue Altieri.
Capire come i tumori sfruttano i mitocondri per supportare la loro proliferazione anormale e la produzione di metastasi, spiega lo scienziato, potrebbe svelare un obiettivo terapeutico valido per molti tipi di tumore.
Studi precedenti sull’argomento hanno evidenziato un ruolo importante da parte della proteostasi (la capacità di controllare il ripiegamento e, appunto, la stabilità delle proteine) nella riduzione dello stress cellulare.
È risaputo inoltre che i tumori sfruttano a loro vantaggio i meccanismi della proteostasi, ma è rimasto aperto il quesito relativo a come questo accada nei mitocondri.
La risposta è arrivata con questo studio e, di fatto, conferma quanto riscontrato in passato.
In particolare una proteina (ClpP) è risultata sovraespressa nei tumori primari e metastatici, e la sua presenza è stata correlata a un minor tempo di sopravvivenza del paziente.
Soltanto nell’ambito di questa ricerca, gli scienziati hanno identificato tale sovraespressione nel melanoma, nel linfoma, nei tumori di seno, prostata, colon e polmone.
Dato l’interesse scientifico nei confronti dei meccanismi che coinvolgono la funzionalità dei mitocondri, la scoperta di un meccanismo “sensibile” a eventuali farmaci è senza dubbio una prospettiva esaltante per gli scienziati che hanno curato questa ricerca.
«Studi precedenti in ambito preclinico hanno mostrato che è possibile colpire le proteine mitocondriali», ha dichiarato Jae Ho Seo, che figura tra le firme della ricerca. «Danneggiare il network che abbiamo identificato in questo studio potrebbe disattivare alcuni processi chiave che conducono alla progressione del tumore».

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Farmaci, arriva la 'bomba intelligente' contro il tumore al polmone

Pubblicato il: 05/06/2016 13:42

Fonte e link: http://www.adnkronos.com/salute/medicina/2016/06/05/farmaco-intelligente-contro-tumore-polmone_bt3umjwJ6YxMr8OMHi1i0L.html?refresh_ce

Una ‘bomba intelligente’, un nuovo farmaco a bersaglio molecolare, sbarra la strada al cancro del polmone che colpisce i non fumatori. E' quanto emerge da uno studio presentato al 52.esimo congresso della Societa' americana di oncologia clinica (Asco), in corso a Chicago.
Per i tumori dei non fumatori, che rappresentano circa il 10 per cento dei tumori ai polmoni, lo studio J-Alex ha dimostrato che alectinib, farmaco a bersaglio molecolare è in grado di ridurre del 66% il rischio di peggioramento della malattia rispetto alla terapia standard già utilizzata. “Se finora con i farmaci a disposizione dopo circa 10 mesi non osservavamo più risultati, con il nuovo farmaco - commenta Marina Garassino, Responsabile Oncologia Toraco Polmonare del Dipartimento Medicina Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - dopo quasi due anni 1 paziente su 2 sta bene, la malattia non progredisce e non si verifica nessun effetto collaterale”.
Il farmaco ha già ricevuto l'approvazione accelerata dalla Food and Drug Administration (Fda) lo scorso dicembre per il trattamento di pazienti che abbiano avuto una progressione della malattia con la terapia standard a base di crizotinib o siano intolleranti a questo farmaco. Con l’obiettivo di ottenere la piena approvazione come trattamento di prima linea, è attualmente in corso lo studio Alex.
“In Italia si stimano 41.000 nuovi casi all’anno di tumore al polmone e di questi, in circa il 6%, è presente un’alterazione denominata ALK”, – continua l’esperta. “Questa alterazione genetica conferisce una particolare sensibilità delle cellule tumorali agli ALK inibitori, di cui crizotinib è stato il pioniere e rappresenta attualmente il trattamento standard per questi pazienti. I dati ci dicono che alectinib è molto superiore a crizotinib nel controllo della malattia e con una tollerabilità nettamente superiore. Ciò significa che alectinib sarà importante perché permetterà ai pazienti di cronicizzare la malattia solo con una pastiglia al giorno, per via orale e salvaguardare, quanto è possibile, la loro qualità di vita. Attualmente, i risultati riguardano la popolazione asiatica, ma speriamo si confermino anche nella popolazione occidentale.”
"Questo è il primo studio che dimostra come alectinib aiuti i pazienti a vivere più a lungo, ritardando la progressione della malattia, rispetto a crizotinib", ha spiegato Sandra Horning, MD, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. "Crediamo che questi risultati, in termini di efficacia e sicurezza, rappresentino un significativo passo avanti per i pazienti con cancro del polmone ALK-positivo; naturalmente sottoporremo questi dati alla Food and Drug Administration americana e ad altre autorità regolatorie".


IL NOSTRO COMMENTO: Speriamo bene!

Disbiosi: sintomi, test, dieta e cura




Disbiosi: sintomi, test, dieta e cura

La disbiosi è un'alterazione della microflora batterica intestinale che può essere diagnosticata mediante un apposito test
Fonte e link: http://www.tantasalute.it/articolo/disbiosi-sintomi-test-dieta-e-cura/47505/

Cos’è la disbiosi? Quali sono i sintomi, il test, la dieta e la cura? In generale, con disbiosi si intende un’alterazione della microflora batterica intestinale, laddove con disbiosi intestinale si indica un insieme di sintomi e disturbi che possono degenerare interessando anche altri organi distanti dall’intestino stesso. Questa patologia può essere classificata in disbiosi fermentativa e putrefattiva, a seconda che il disturbo interessi lo stomaco, l’intestino tenue o il colon e in riferimento al tipo di alimentazione scatenante (se eccessivamente ricca di carboidrati o proteine). In base ai vari livelli di gravità, si parla di disbiosi lieve, medio-grave o grave. In quest’ultimo caso si verifica anche un’alterazione della funzionalità epatica e pancreatica.
Sintomi e test Le persone affette da questo disturbo tendono a non digerire bene, si ammalano facilmente, si sentono spesso stanche e prive di energia, soffrono di stitichezza alternata ad episodi di diarrea, lamentando meteorismo o aerofagia. Sintomi tipici della disbiosi sono, inoltre, gonfiori, nausea, vomito e, principalmente nelle donne, infezioni intime come la candida vaginale. Uno studio americano pubblicato nel 2012, inoltre, ha evidenziato come esista uno stretto legame tra la flora intestinale e l’asma allergica, tanto da far ipotizzare che alcune patologie respiratorie e varie intolleranze alimentari siano legate a fenomeni di disbiosi. Per diagnosticare la disbiosi è necessario effettuare un apposito test che consiste in un esame di laboratorio effettuato su un campione di urine. Tramite il test viene verificata la presenza di due sostanze, lo scatolo e l’indicano, che risultano essere presenti in percentuale maggiore nei soggetti affetti da questa patologia rispetto a quelli sani.
Dieta e cura Nei casi più lievi la disbiosi può essere curata correggendo le abitudini alimentari e la dieta, mentre nei casi più importanti è necessario ricorrere ad integratori specifici o ad antibiotici, a discapito dei possibili effetti collaterali.
La terapia indicata per curare questo disturbo permette, infatti, di ripristinare l’integrità funzionale dell’intestino e di ricompattare la flora batterica intestinale. Il medico valuterà la cura più indicata in base alle specifiche esigenze del paziente, optando per una terapia antibiotica o indicando l’assunzione di probiotici e fermenti lattici mirati, in base ai ceppi batterici presenti nell’organismo. I probiotici da assumere, infatti, possono essere molteplici, a base di Lactobacillus Acidophilus, di Bifidobacter Bifidum o ad ampio spettro. Una terapia mirata di questo tipo dura mediamente tre mesi e necessita quasi sempre di un’opportuna integrazione con enzimi digestivi. Anche l’idrocolonterapia, ovvero il lavaggio profondo del colon, andando a rimuovere le feci stagnanti può essere utile per curare un intestino disbiotico. L’alimentazione, infine, ha un ruolo importante nella cura di questo tipo di disturbo se finalizzata a non sovraccaricare eccessivamente l’intestino. I dietologi, pertanto, consigliano di mangiare poco e spesso, evitando cibi grassi o con molti conservanti. Vanno predilette la frutta e la verdura sia cotta che cruda e si deve bere molto evitando, però, il consumo di bevande alcoliche o eccitanti.


Dysbio Check per disbiosi intestinale

Fonte e link: http://www.natrixlab.it/indice-test-diagnostici/benessere-intestinale/dysbio-check/

Cos’è e a cosa serve?
La disbiosi intestinale è un’alterazione degli equilibri e della composizione della flora batterica intestinale, che comporta un insieme di sintomi e disturbi dell’apparato gastrointestinale, in grado di avere conseguenze anche su organi ed apparati distanti dall’intestino.
A livello del tratto gastro intestinale è presente un vero e proprio organo, il Microbiota, costituito da quantità di mircoorganismi che costituiscono la flora batterica. La tipologia ed il numero di batteri intestinali contribuiscono a determinare lo stato di benessere o malessere dell’apparato digerente e dell’intero organismo.
Il Dysbio Check rileva la presenza nelle urine di due metaboliti del triptofano, denominati Indicano e Scatolo, che permettono di verificare l’eventuale presenza di fenomeni fermentativi e/o putrefattivi a livello intestinale: un elevato livello di Indicano urinario è indice di disbiosi intestinale a livello dell’intestino tenue, mentre alti livelli di Scatolo indicano una disbiosi intestinale a livello dell’intestino crasso.
Chi lo dovrebbe fare?
La disbiosi intestinale si può manifestare con un ampio ventaglio di sintomi.
Ti consigliamo questo test se hai riscontrato:
  • Cattiva digestione con conseguenti alterazioni del transito intestinale (stitichezza o diarree frequenti, meteorismo, colon irritabile, irregolarità intestinale);
  • Senso di gonfiore e tensione addominale, con dolore, flatulenza, indisposizione e malessere generale;
  • Alitosi e difficoltà digestive;
  • Aumentata suscettibilità alle infezioni dovuta ad una diminuzione delle difese immunitarie;
  • Aumentata probabilità di micosi nell’intestino (candidosi), di vaginiti e cistiti nella donna;
  • Disturbi di carattere generale: nervosismo, ansia, disturbi del sonno, stanchezza, astenia e cambiamenti dell’umore.
Ti consigliamo inoltre di fare questo test:
  • Prima di iniziare un trattamento a base di fermenti lattici, per scegliere il probiotico e il prebiotico più adatto sulla base del risultato del test;
  • Dopo un trattamento a base di fermenti lattici, per valutare la buona riuscita del trattamento.
Come e dove eseguire il test?
Il test viene effettuato mediante analisi su un campione di urine, e può essere richiesto nei laboratori di analisi, nei centri medici e nelle medical spa che propongono i servizi di diagnostica NatrixLab.
Preparazione all’esame: raccogliere i campioni a distanza di almeno 7 giorni dall’ultima terapia antibiotica. Le urine devono essere le prime del mattino.
…e una volta fatto il test?
In caso di disbiosi intestinale, i risultati dovrebbero sempre essere seguiti da un’attenta anamnesi sulla storia clinica della persona e da test aggiuntivi per la valutazione dell’eziologia della sintomatologia.
Un’alimentazione corretta permette il miglioramento della sintomatologia ed un riequilibrio della flora batterica intestinale per riportarla ad uno stato di eubiosi.
Sia per la prevenzione sia per il miglioramento del benessere intestinale è di fondamentale importanza:
  • Mantenere un sano e corretto stile alimentare andando a correggere le cattive abitudini che sono causa dell’insorgenza e del perpetuarsi dei problemi;
  • Mantenere attiva ed equilibrata la flora batterica intestinale, andando a integrare l’alimentazione con probiotici, prebiotici e fitoterapici in grado di migliorare lo stato della flora batterica intestinale;
  • Mantenere libero il tratto intestinale, andando a favorire un corretto transito intestinale e limitando l’accumulo di scorie.

IL NOSTRO COMMENTO: Intanto diciamo subito  che è opportuno effettuare il Dysbio Test pe avere la certezza che trattasi effettivamente di disbiosi intestinale. Chi viene colpito da questa alterazione della flora batterica intestinale può ricorrere, previo consulto medico, ad inibitori di pompa protonica, integratori alimentari e fermenti lattici. Nell'arco di una settimana-dieci giorni al massimo dovrebbe venirne fuori. Ovviamente mantenedosi leggero con i cibi durante questo periodo (riso, pasta, mele, ecc..) Se così non fosse occorre approfondire le indagini consultandosi pur sempre con un gastroenterologo.