lunedì 27 giugno 2016

IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA




IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA 

Powered by Admin (21-09-2009)

IPERPLASIA PROSTATICA BENIGNA
• Un problema vecchio quanto l’uomo, l’ingrossamento della prostata – ipertrofia prostatica benigna ( IPB ) – è una malattia che riguarda circa il 75 – 80 % degli uomini italiani over 50, con una percentuale che cresce con l’aumentare dell’età. L’IPB è seconda per diagnosi effettuate ogni anno negli uomini del nostro Paese superata solo dall’ipertensione arteriosa. “Le ultime stime”, dice il professor Lucio Miano, Professore Ordinario e Direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma, “indicano un notevole incremento della patologia con l’aumentare dell’invecchiamento nella popolazione: dal 1998 al 2005 gli italiani di età superiore ai 75 anni sono passati da 10 milioni a circa 14 milioni ed entro il 2007 si prevede che l’IPB colpirà oltre 26 milioni di Europei con più di 50 anni”. Un problema socio-sanitario di vastissime dimensioni che oltre agli elevati costi, sostenuti dal SSN (oltre 40 mila interventi chirurgici l’anno) incide pesantemente sulla qualità di vita di chi ne è affetto “. “I sintomi associati” , aggiunge il professor Aldo Bono, presidente della Società Italiana di Urologia e Primario Urologia, Ospedale di Varese “comprendono disturbi alle vie urinarie (dalla difficoltà a urinare, urgenza e frequenza anche notturna e nei casi più seri alla completa ritenzione), disfunzioni sessuali con impotenza e problemi di eiaculazione”.
• Per affrontare e risolvere questa emergenza al maschile, è giunta recentemente in Italia un’innovativa tecnica laser made in USA che, spiega il professor Andrea Tubaro, Professore Associato di Urologia Università La Sapienza Roma , “trasforma il tessuto malato in tante bollicine di vapore e risolve in un giorno l’ipertrofia prostatica benigna salvaguardando, rispetto gli interventi tradizionali, la potenza sessuale e la continenza urinaria. La PVP (photoselective vaporizazion of the prostate) vaporizzazione fotoselettiva della prostata, messa a punto dal professor Reza S. Malek della prestigiosa Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota e approvata dall’ FDA, sfrutta l’azione di un potente laser – KTP – in grado di vaporizzare strati di tessuto prostatico di un millimetro di spessore, eliminando così l’ eccesso della ghiandola sviluppato intorno all’uretra (il condotto circondato nel suo tratto iniziale dalla prostata , che convoglia l’urina dalla vescica all’esterno compresso e il cui calibro è ridotto)”.
• La nuova tecnica laser PVP, impiegata con successo su più di 100mila pazienti nel mondo, di cui 1.000 in Italia nel 2005, è già disponibile in 14 centri ospedalieri italiani a totale carico del SSN .”Si effettua”, spiega il dottor Giancarlo Comeri, Primario Unità Operativa Urologia e Andrologia Multimedica Holding, Castellanza – Varese, “per via endoscopica in day hospital con anestesia spinale a volte associata a una leggera sedazione): la fibra laser, introdotta dal pene nell’uretra attraverso un sottile cistoscopio, vaporizza millimetro per millimetro con estrema precisione l’area interessata senza alcun sanguinamento. La maggior parte dei pazienti torna a casa dopo alcune ore e riprende le normali attività nel giro di pochi giorni.
• “Rispetto alla TURP (Trans Urethral Resection of Prostate)”, resezione endoscopica transuretrale della prostata”, precisa Tubaro, “l’intervento chirurgico più impiegato negli ultimi 50 anni, recenti studi, effettuati dal professor RS Malek presso la Mayo Clinic di Rochester per 5 anni su 94 pazienti trattati con laser KTP , e un altro studio europeo svolto dall’università di Basilea dimostrano che la nuova tecnica consente di ottenere gli stessi risultati della resezione transuretrale ma con modestissimi rischi e complicanze intra e post operatorie , immediata e duratura risoluzioni dei sintomi e breve ricorso al catetere – solo qualche ora – che si applica sempre dopo il gli interventi chirurgici alle vie urinarie per facilitare lo svuotamento della vescica”.
• “Nella TURP”, ricorda Miano, ” la prostata malata viene asportata con un bisturi elettrico, frammento dopo frammento, attraverso uno speciale strumento endoscopico – resettore – inserito nell’ uretra. Sono presenti però disturbi post operatori come problemi erettivi nel 2-30% dei casi, eiaculazione retrograda (emissione di sperma “al contrario”, e cioè verso la vescica anziché all’esterno) nel 70-80%, infezione urinaria, nel 5-10%, significativo sanguinamento nel 13%, trasfusione nel 2-5%, incontinenza urinaria 1-5%.
• Con il laser KTP si sono riscontrate complicanze solo nel 12% dei pazienti: disturbi minzionali di tipo irritativo di durata limitata nel 6% , ematuria tardiva nel 3%, stenosi del collo vescicale nel 2% , eiaculazione retrograda solo nel 26% dei casi”. “Nessun paziente, sessualmente attivo, prima del trattamento”, evidenzia il dottor Comeri, “ha sviluppato impotenza, spesso riscontrata a seguito dei tradizionali interventi endoscopici e chirurgici perché la vaporizzazione millimetrica e selettiva dei tessuti non crea danni ai nervi deputati all’erezione che decorrono proprio a ridosso della prostata. Inoltre non è stato riscontrato alcun caso di incontinenza urinaria e soprattutto non si sono verificate recidive con la necessità di un secondo intervento a conferma che il laser KTP offre una reale e definitiva soluzione per l’IPB”. “Il ricorso al laser “, prosegue il professor Tubaro”, è già un’arma ben consolidata nella chirurgia della prostata ingrossata ma è anche un campo in perenne evoluzione, destinato a continue migliorie tecniche . Infatti quest’ultima tecnica usa un laser ad alta potenza, che semplifica l’intervento perché vaporizzando la prostata malata millimetro dopo millimetro non si deve ricorrere – come invece avviene con il laser ad olmio- alla frantumazione delle aree trattate per poterle estrarle dal canale uretrale.
• “La PVP laser KTP”, sottolinea infine Tubaro, “per i suoi rischi ridotti è particolarmente indicata per pazienti cardiopatici in terapia con anticoagulanti orali che non sono più costretti a sospendere la terapia come si impone sempre per un intervento chirurgico, per quelli affetti da disordini emocoagulativi e per coloro con un elevato rischio anestesiologico”.
• “Benché il costo della tecnica laser attualmente in uso In Italia in alcuni centri d’eccellenza, sia elevato”, dice il professor Miano, “abbatte, con la possibilità di effettuare il trattamento in day-surgery e cioè in un giorno, il costo della degenza media rispetto ai 3-5 giorni richiesti dagli interventi tradizionali – riduce le liste di attesa e i tempi di convalescenza , aspetti positivi da valutare in una analisi costo-beneficio per un suo impiego routinario”.
• L’ingrossamento della prostata – ipertrofia prostatica benigna (IPB) – è un problema vecchio quanto l’uomo. “E’ infatti una malattia molto diffusa”, dice il professor Lucio Miano, Professore Ordinario e Direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma, “che riguarda circa il 75-80% degli uomini italiani over 50, con una percentuale che cresce con l’aumentare dell’età. L’IPB è seconda per diagnosi effettuate ogni anno negli uomini italiani, superata solo dall’ipertensione arteriosa. Le ultime stime indicano un notevole incremento della patologia con l’aumentare dell’invecchiamento nella popolazione: dal 1998 al 2005 gli Italiani di età superiore ai 75 anni sono passati da 10 milioni a circa 14 milioni ed entro il 2007 si prevede che l’IPB colpirà oltre 26 milioni di Europei con più di 50 anni. Un problema socio-sanitario di vastissime dimensioni che oltre agli elevati costi, sostenuti dal SSN ( 40 mila interventi chirurgici l’anno) incide pesantemente sulla qualità di vita di chi ne è affetto. I sintomi associati comprendono disturbi alle vie urinarie disfunzioni sessuali con impotenza e problemi di eiaculazione “.
• “L’IPB”, precisa il professor Aldo Bono, presidente della Società Italiana di Urologia e Primario di Urologia, Ospedale di Varese, ” è una patologia che colpisce la prostata, che ha la funzione di produrre un componente del liquido seminale. Non si sa quali siano le cause esatte di questa malattia correlata all’età anche se è certa l’influenza delle variazioni dell’assetto ormonale – in particolare degli estrogeni – legate all’andropausa. L’ingrossamento della prostata provoca una compressione dell’uretra, il cui calibro si riduce, provocando difficoltà a urinare, si ha la sensazione che non tutta l’urina sia stata espulsa e si può anche arrivare a un blocco completo della funzione, con l’obbligo di utilizzare un catetere per svuotare la vescica”.
• Per affrontare e risolvere questa emergenza al maschile è giunta recentemente in Italia dopo oltre 10 anni di ricerche e 5 di impiego clinico un’innovativa tecnica laser made in USA , che trasforma il tessuto malato in tante bollicine di vapore e risolve in un giorno l’ipertrofia prostatica benigna salvaguardando, rispetto agli interventi tradizionali, la potenza sessuale e la continenza urinaria “La PVP(photoselective vaporizazion of the prostate) – vaporizzazione fotoselettiva della prostata, questo il nome della nuova metodica,” spiega il professor Andrea Tubaro, Professore Associato di Urologia Università La Sapienza, Roma , “messa a punto dal professor Reza S. Malek della prestigiosa Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota e approvata dall’ FDA, sfrutta l’azione di un potente laser – green light KTP – in grado di vaporizzare strati di tessuto prostatico di un millimetro di spessore, eliminando così l’ eccesso della ghiandola sviluppato intorno all’uretra (il condotto circondato nel suo tratto iniziale dalla prostata , che convoglia l’urina dalla vescica all’esterno compresso e il cui calibro è ridotto) La nuova tecnica laser PVP, impiegata con successo su più di 100 mila pazienti nel mondo, di cui 1.000 in Italia nel 2005, è già disponibile in 14 centri ospedalieri italiani a totale carico del SSN. Si effettua per via endoscopica in day hospital con anestesia spinale a volte associata a una leggera sedazione): la fibra laser, introdotta dal pene nell’uretra attraverso un sottile cistoscopio, vaporizza millimetro per millimetro con estrema precisione l’area interessata senza alcun sanguinamento. Grazie ad fibra un’ottica, il chirurgo è in grado di osservare l’interno dell’uretra e di guidare l’intervento senza margine di errore. La durata dell’intervento dipende dalle dimensioni del tessuto da vaporizzare un grammo di tessuto richiede un minuto per cui prostate di 20 grammi vengono rimosse nel giro di una ventina di minuti .La maggior parte dei pazienti torna a casa dopo alcune ore e riprende le normali attività nel giro di pochi giorni”.
• “Rispetto alla TURP (Trans Urethral Resection of Prostate) resezione endoscopica transuretrale della prostata , l’intervento chirurgico più impiegato negli ultimi 50 anni,”
• precisa il dottor Giancarlo Comeri Primario Unità Operativa Urologia e Andrologia Multimedica Holding, Castellanza-Varese, recenti studi sulla PVP effettuati da RS Malek presso la Mayo Clinic di Rochester per 5 anni su 94 pazienti trattati con Green Light PVP, e uno studio comparativo tra PVP versus TURP svolto a Basilea nel 2005 e altri ancora in corso dimostrano l’efficacia della metodica che consente di ottenere gli stessi risultati clinici della resezione transuretrale della prostata ma con minori rischi e complicanze intra e post operatorie con tempi operatori sovrapponibili”. “Nella TURP” aggiunge Miano “la prostata malata viene asportata con un bisturi elettrico, frammento dopo frammento, attraverso uno speciale strumento endoscopico – un resettore (di dimensioni maggiori rispetto al cistoscopio ) – inserito nell’ uretra. Sono presenti però disturbi post operatori come problemi erettivi nel 2-30%, dei casi , eiaculazione retrograda (emissione di sperma “al contrario”, verso la vescica anziché all’esterno) nel 70-80%, infezione urinaria nel 5-10%, significativo sanguinamento nel 13%, trasfusione nel 2-5%, incontinenza urinaria 1- 5% .Con il laser PVP si sono riscontrate complicanze solo nel 12% dei pazienti: disturbi minzionali di tipo irritativo di durata limitata nel 6%, dei casi, ematuria tardiva nel 3%, stenosi del collo vescicale nel 2%. Solo nel 26% dei casi è stata riferita eiaculazione retrograda. “Nessun paziente, sessualmente attivo, prima del trattamento”, evidenzia Comeri ha sviluppato impotenza ,spesso riscontrata a seguito dei tradizionali interventi endoscopici e chirurgici. A differenza di tutte le altre terapie che funzionano riscaldando i tessuti e non vaporizzandoli , non vi è infatti il rischio di arrecare danni ai nervi che presiedono alla funzione dell’erezione e che decorrono a ridosso della prostata, Nessun paziente ha dovuto sottoporsi ad un secondo intervento, a conferma che il laser KTP offre una reale e definitiva soluzione per l’IPB”.
• “La nuova tecnica “, osserva Tubaro ,”consente inoltre di poter effettuare l’intervento senza complicanze nei cardiopatici in terapia con anticoagulanti orali che non sono più costretti a sospendere la terapia come si impone sempre per un intervento chirurgico, su pazienti con disordini emocoagulativi e su coloro con un elevato rischio anestesiologico studio (Reich O et al -2005).
• “Nella mia esperienza”, conclude Comeri i vantaggi della PVP possono essere cos’ riassunti : estrema soddisfazione del paziente con l’ 83% di miglioramento del punteggio sintomatologico, ripresa immediata della minzione, miglioramento delle disfunzioni sessuali quando l’unica causa erano gli stessi disturbi minzionali legati all’IPB sintomatologia irritativa post operatoria breve e di modesta entità, E ancora: tempo di cateterismo post operatorio più breve degli interventi tradizionali, talora ridotto a poche ore, dimissioni possibili lo stesso giorno dell’intervento e ritorno alle normali occupazioni entro pochi giorni. A 3 anni dall’intervento il 95% dei pazienti continua a dichiararsi molto soddisfatto. Anche in pazienti con ritenzione cronica completa di urina di qualsiasi età, anche avanzata, il laser consente la ripresa della minzione spontanea già nel giro di 24 – 48 ore nell’85% dei casi”.
• La PVP con Laser KTP e le altre tecniche laser
• “Il ricorso al laser”, spiega il professor Miano “utilizzando fonti diverse, con diverse lunghezze d’onda e con diverse modalità di interazione con i tessuti, è già un’arma ben consolidata nella chirurgia della prostata ingrossata ma è anche un campo in perenne evoluzione, destinato a continue migliorie tecniche . Infatti la nuova tecnica PVP usa un laser – KTP – laser Potassium Tytanyl Phosphato ad alta energia (80W) con una lunghezza d’onda di 532 nm, che viene assorbita soprattutto da tessuti molto vascolarizzati e quindi ricchi di ossi-emoglobina come la prostata. Gli unici tipi di laser che fino a qualche tempo fa si sono dimostrati efficaci sono quello a Olmio e lo Yag-q, che consentono l’ escissione per via endoscopica dell’adenoma prostatico. Entrambi però hanno avuto solo modesta diffusione per la maggiore durata dell’intervento rispetto ad altre tecniche come la TURP , per i lunghi tempi di apprendimento della metodica necessari ai chirurghi, la non sempre perfetta capacità emostatica e soprattutto la difficoltà di estrarre attraverso il canale uretrale i grossi frammenti staccati dalla prostata e refluiti in vescica, che vanno sminuzzati con strumenti, che mettono a rischio l’integrità della parete vescicale e relative complicanze importanti. Questa manovra non si effettua invece con la PVP, poiché vaporizza la prostata malata strato dopo strato”.
• Negli USA il laser KTP ha avuto una larghissima e rapida diffusione tanto che negli ultimi 2 anni sono stati realizzati oltre 70.mila interventi con questa metodica. In Italia i centri che utilizzano questo laser sono al momento 14 con una casistica che nel solo anno 2005 è stata di oltre 1.000 casi
Ancora:
L’ipertrofia prostatica benigna curata in un giorno al Policlinico di Bari
Fonte:sudnews.it
Tipico di un reparto universitario è anche il coinvolgimento attivo nello sviluppo scientifico di questa tecnologia che ha buone possibilità di applicazione anche nel campo dei tumori della vescica.
Al Policlinico di Bari disponibile la vaporizzazione laser della prostata Il progresso tecnologico consente di trattare l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) mediante tecniche mininvasive, mentre, fino a qualche tempo fa i trattamenti chirurgici, pur efficaci, procuravano al paziente sanguinamenti tali da necessitare di trasfusione, con rischi associati di incontinenza e disfunzione erettile. L’impiego del laser consente di annullare il rischio di sanguinamento riducendo le complicanze della chirurgia. L’impiego del laser nel trattamento dell’IPB non è un’ idea nuova ma il frutto di una sperimentazione quasi trentennale.
Tuttavia, solo recentemente, il miglioramento tecnologico ha consentito di mettere a punto un laser in grado di raggiungere gli stessi risultati funzionali della chirurgia endoscopica tradizionale e di abbattere i rischi per il paziente, tanto da poter essere dimesso libero dal catetere il giorno dopo l’intervento. Si tratta di un laser a luce verde che può erogare ben 120W di potenza e vaporizza il tessuto prostatico, capace di trattare prostate fino a 60ml, con risultati funzionali del tutto paragonabili alla resezione transuretrale della prostata (TURP). Ma la TURP, sicuramente un valido trattamento chirurgico, è gravato da una degenza che può variare da 2 a 5 giorni dopo l’intervento, si associa a sanguinamenti cospicui che nel 5% dei casi necessitano di trasfusioni e non può essere praticata in pazienti che hanno disturbi della coagulazione.
La vaporizzazione della prostata invece è fotoselettiva” (PVP), perchè il raggio laser viene assorbito dall’emoglobina del sangue provocando un immediato riscaldamento dei tessuti, che letteralmente si trasformano in vapore, e, ovviamente, dei vasi con annullamento del sanguinamento. Da marzo del 2009 questa nuova apparecchiatura è disponibile anche presso la Urologia Universitaria del Policlinico di Bari diretta dal Prof. Arcangelo Pagliarulo che, coadiuvato dal dr. Gaetano de Rienzo, ha messo a punto la metodica facendola entrare nella routine dell’attività chirurgica svolta nell’Unità Operativa da lui diretta. Tipico di un reparto universitario è anche il coinvolgimento attivo nello sviluppo scientifico di questa tecnologia che ha buone possibilità di applicazione anche nel campo dei tumori della vescica.
12/01/2010
Ed ora alcune novità e curiosità

Fonte:dal Giornale: http://www.menshealth.it si riporta:
NUOVO TEST SALVA-PROSTATA
Un semplice esame delle urine (PCA-3) fa avere ancora più informazioni sulla tua ghiandola. Per cure ancora più mirate
La novità
PCA-3 (Prostate Cancer Antigen 3): è questo il nome del test ora disponibile anche in Italia, che aiuta l’urologo a distinguere il tumore prostatico da patologie benigne quali l’ipertrofia prostatica (ingrossamento della ghiandola) o le prostatiti (infiammazioni della prostata). “Il PCA-3 è una proteina che può essere misurata tramite un semplice esame delle urine: quando i suoi livelli sono eccessivi, nel 95% dei casi ci si trova di fronte a un cancro alla prostata”, spiega il professor Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di Urologia. “L’esame viene eseguito su urine raccolte in seguito a esplorazione rettale e fornisce informazioni aggiuntive che il PSA, il marcatore più noto per questo tipo di diagnosi, non può dare. Ad esempio, al di sopra di certi valori può segnalare il rischio di una forma localmente avanzata del tumore con superamento della capsula prostatica: in alcuni casi, è utile quindi anche per prevedere l’aggressività del tumore, la cui presenza va poi comunque sempre confermata con una biopsia, cioè con il prelievo di tessuto dalla ghiandola”.
La prevenzione
Gli specialisti lo ripetono fino allo sfinimento: nella lotta ai tumori la prevenzione e le diagnosi tempestive possono davvero salvare la vita. “Nel caso del cancro alla prostata è fondamentale una visita urologica annuale e, dopo i 45 anni, un prelievo di sangue ogni 12 mesi circa per tenere sotto controllo i valori del PSA”, raccomanda sempre il professor Mirone. “Sarà poi lo specialista, caso per caso, a valutare l’opportunità di eseguire anche il nuovo test”.
I segnali d’allarme
Per favorire la diagnosi precoce, cioè individuare un tumore o qualsiasi altro problema alla prostata quando è ancora al suo stadio iniziale e quindi curabile con maggiori probabilità di successo, è poi importante non sottovalutare determinati segnali d’allarme. In particolare, è opportuno sottoporti a una visita urologica se…
  • 01. Ti alzi sempre più spesso la notte per urinare.
  • 02. Provi bruciore durante la minzione.
  • 03. Osservi la presenza di sangue nel liquido seminale.
  • 04. Osservi la presenza di sangue nelle urine.
  • 05. Ti capita di perdere urine involontariamente.
  • 06. Ti capita di avere difficoltà a ottenere e/o mantenere l’erezione.
  • 07. Noti la presenza di tumefazioni testicolari o scrotali.

Leggi anche…
6 MOTIVI PER FARE SESSO
Il primo lo conosci anche tu. Eccotene però altri 5 che non ti aspetti. E che hanno a che fare con la tua salute
2. Tonifichi il cuore
Un articolo apparso sul Journal of Epidemiology and Community Health dimostra che facendolo almeno ogni 3 o 4 giorni si possono dimezzare i rischi di infarto. Durante il rapporto sessuale, infatti, il cuore arriva a pompare per 145 volte al minuto: insomma, il sesso allena il sistema circolatorio come qualsiasi altra regolare pratica sportiva.
3. Combatti i dolori
Un articolo pubblicato dal Bulletin of Experimental Biology and Medicine assicura che con l’orgasmo il corpo quintuplica la produzione di ossitocina, un ormone che aiuta la produzione di endorfine, i nostri antidolorifici naturali persino più potenti dei farmaci.
4. Riduci lo stress
Per combattere la tensione uno studio scozzese, riportato dalla rivista Biological Psychology, consiglia le scorpacciate di sesso. Tanto più che fare l’amore non serve solo a “tamponare” l’ansia mentre sei tra le lenzuola, ma ha effetti a lungo termine: fra le coppie osservate nella ricerca, infatti, quelle che se la sono spassata di più a letto hanno dimostrato nel tempo di avere reazioni allo stress molto migliori delle coppie sessualmente meno attive.
5. Proteggi la prostata
Una ricerca del Cancer Council Victoria di Melbourne (Australia) sostiene che un’intensa vita sessuale protegge la prostata dai rischi di tumore: le eiaculazioni frequenti, infatti, agiscono come un efficace sistema di pulizia,“lavando via” gran parte delle sostanze che potrebbero danneggiare la ghiandola maschile. Per ridurre il rischio addirittura del 65% sono sufficienti cinque performance “hot” alla settimana.
6. Neutralizzi i virus
Alla Wilkes University (Usa), un gruppo di ricercatori americani guidato dal professor Carl Charnetski ha scoperto che una sana e regolare attività sessuale fa innalzare i livelli di immunoglobulina A, uno degli anticorpi più importanti del tuo sistema immunitario. Si raccomanda di attenersi alle “dosi minime consigliate”: mai meno di 2-3 rapporti la settimana.
CIBI SALVA-PROSTATA
Gli alimenti da preferire per rafforzare il guscio della tua preziosissima “noce” e prevenire fastidiosi disturbi
Aglio e cipolle
Un articolo pubblicato dalla rivista Urology riporta che mangiare 4 cipolle ogni 7 giorni ti aiuta a ridurre i rischi di ingrossamento della prostata (iperplasia prostatica benigna) del 59%. Puoi potenziarne l’effetto mischiandole con l’aglio, crudo e schiacciato, che tra l’altro fa bene anche al cuore.
Broccoli
Consuma 400 grammi alla settimana di questi vegetali e, grazie al loro contenuto di indoli, terrai a bada i rischi di disturbi a questa ghiandola. Meglio ancora se li consumi crudi, perché la cottura altera il contenuto degli indoli.
Pomodori
E’ stato dimostrato che il licopene presente in essi abbatte drasticamente i rischi di sviluppare problemi alla prostata. E tieni conto che il concentrato di pomodoro e il ketchup ne contengono ancora di più.
Tè verde
Bevine 5 tazze al giorno e, assicura l’American Journal of Epidemiology, i suoi antiossidanti (le catechine) ridurranno i rischi per la prostata del 48%.
Tonno, acciughe e merluzzo
Sono tutti pesci particolarmente ricchi di selenio. Ed è stato appurato dai ricercatori che la carenza di questo minerale rende la prostata più vulnerabile.
PIACERE SALVA PROSTATA
Prenditi cura della tua prostata senza stress. Basta mangiare del buon cibo, startene comodo e fare molto… sesso
Fai più sesso
Nel 2004, il National Cancer Institute di Washington, negli Stati Uniti, fece un’indagine su 30.000 uomini di mezza età, scoprendo che in quelli che avevano in media 21 eiaculazioni al mese il rischio di cancro della prostata era del 33% inferiore rispetto a chi aveva 4-7 eiaculazioni al mese.
Sdraiati in spiaggia
È già ben noto che l’organismo produce vitamina D quando viene esposto alla luce del sole, ma ora gli scienziati sostengono che la prostata la usa per produrre una sua forma particolare di vitamina, in grado di inibire la crescita delle cellule cancerose. Uno studio su 3.414 uomini condotto alla Wake Forest University ha confermato che quelli che vivono in zone più soleggiate hanno un rischio di cancro della prostata del 32% inferiore ai loro fratelli più settentrionali.
Mangia il sugo di pomodoro
Un’analisi retrospettiva di 21 studi pubblicata su The Journal of Nutrition ha evidenziato che gli uomini che mangiano 2-4 porzioni di pomodori crudi alla settimana riducono del 26% il rischio di cancro della prostata. Altri studi dimostrano che i pomodori cotti contengono una quantità ancora maggiore del potente antiossidante licopene rispetto ai pomodori crudi.
Bevi vino rosso
Nel gennaio scorso, uno studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center, di Seattle, ha suggerito che bere un bicchiere di vino rosso al giorno può dimezzare il rischio di cancro: il vino è ricco di resveratrolo, un antiossidante presente nella buccia dell’uva, in grado di inibire la crescita del cancro della prostata.
LA PREVENZIONE A 40 ANNI
Sei ancora nel pieno delle forze, certo. Ma devi tenerti sotto controllo se vuoi continuare a esserlo anche in futuro
40 anni per un uomo sono un traguardo importante. Sei ancora giovane e forte, ma con il vantaggio di una maggiore consapevolezza rispetto al passato. Inclusa la consapevolezza di doverti sottoporre regolarmente a determinati controlli per mantenerti in salute. Eccotene 4 che gli specialisti ti suggeriscono più di altri…
01. Prelievo PSA contro il tumore della prostata
Visto che un terzo dei tumori alla prostata colpisce persone sotto i 65 anni, uno studio della Johns Hopkins University (Usa) consiglia specifici esami del sangue già a 40 anni:conoscere in tempo il tuo valore-base di Psa (l’Antigene prostatico specifico) ti permette infatti di ridurre al minimo i rischi e facilita la diagnosi precoce da parte del tuo medico.
Frequenza: una volta all’anno.
02. Autoesame contro i tumori della pelle
Il melanoma è uno dei tumori della pelle più feroci e aggressivi, ma per fortuna può essere controllato e combattuto con un’arma semplicissima: la mappa dei nei. Segna su un foglio tutti i nei e gli angiomi (le “voglie”) che vedi sul tuo corpo e, a distanza di un anno, controlla se sono diventati asimmetrici, se hanno i bordi frastagliati, se il colore è cambiato, se hanno un diametro superiore a 6 mm e se evolvono nel tempo.Se noti qualcosa di strano, fatti vedere da un dermatologo.
Frequenza: autoesame annuale; visita specialistica ogni 5 anni.
03. TAC contro l’infarto
La Tac a 64 strati è fondamentale per chi non è a posto con le analisi previste a partire dai 30 anni (la proteina C-reattiva e l’omocisteina). Semplificando, è una serie di radiografie del cuore effettuate con una scansione rapidissima. Questa Tac cattura le sue immagini tra un battito e l’altro, le assembla e costruisce una foto in 3-D del tuo muscolo più importante, la più precisa che si possa immaginare,comprensiva di accumuli di calcio e depositi di placca (morbida e dura) nelle arterie. L’ideale per valutare il tuo rischio futuro.
Frequenza: ogni 5 anni.
04. Visita oculistica contro il glaucoma
Il glaucoma è la causa più importante di cecità nel mondo Occidentale secondo il Journal of Epidemiology and Community Health. Il modo più efficace di contrastarlo consiste nell’individuarlo precocemente: basta una semplice visita oculistica che preveda la misurazione della pressione del fondo dell’occhio, senza aspettare di notare un deterioramento della vista.
Frequenza: ogni 2 anni.

Oltre a questi controlli, ricordati poi di eseguore regolarmente anche quelli consigliati per la decade dei 30 anni: clicca qui per scoprire quali.

IL NOSTRO COMMENTO: L’ingrossamento della prostata da 50 anni in su si può dire che affligge la maggior parte degli uomini. Occorre fare dei controlli almeno una volta l’anno per non incorrere in patologie più serie. Se non si riesce a tenere sotto controllo la prostata con le terapie farmacologiche occorre intervenire chirurgicamente. Con la nuova tecnica laser PVP (photoselective vaporizazion of the prostate) la maggior parte dei pazienti torna a casa dopo alcune ore e riprende le normali attività nel giro di pochi giorni.


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