Come abbinare cibi diversi tra
di loro
http://obiettivobenessere.tgcom24.it/2016/12/02/cistite-le-piante-antisettiche-che-riducono-linfiammazione-2/
Quali sono
le combinazioni alimentari da preferire e, invece, quali è meglio evitare per
favorire una buona digestione e agevolare la corretta assimilazione delle
sostanze nutritive
Può capitare
che dopo un pasto ci assalga la sonnolenza e ci si senta affaticati,
anche dopo un pranzo “leggero”. Questo può essere imputabile a uno dei sintomi
che sono un campanello di allarme per una qualche intolleranza alimentare.
E se ne si ha il sospetto, il consiglio è quello di rivolgersi al proprio
medico di fiducia per valutare la sintomatologia attraverso test diagnostici
mirati. Se però non ci sono problematiche di questo tipo, ma la causa del
sentirsi appesantiti e stanchi dopo un pasto è “semplicemente” da attribuirsi a
una digestione lunga e faticosa, con molta probabilità abbiamo abbinato
male gli alimenti tra di loro. Appena finito di mangiare, infatti, l’organismo
impiega la maggior parte delle energie a sostegno del processo digestivo, per
scomporre e, poi, assimilare le sostanze nutritive presenti nei alimenti. I
singoli nutrienti, però, vengono disgregati da enzimi diversi, lungo diversi
tratti dell’apparato digerente e in tempi sfalsati. Ecco che quindi, se
abbiniamo tra loro cibi molto differenti nella composizione chimica, la
digestione diventa difficoltosa e si allunga oltremodo. Per preparare pasti
gustosi, ma anche digeribili è bene sapere quali cibi possono stare insieme
nello stesso piatto e quali invece meglio separare. Vediamo qui di seguito come
fare.
Combinazioni
alimentari e categorie di cibi
Il punto di
partenza di questo approccio alimentare è lo stesso che sta alla base della
nutrizione naturale in generale. Ovvero consumare cibi di provenienza
biologica, freschi e che rispettino la stagionalità. Questo, infatti, è il
primo presupposto per la digeribilità degli alimenti. Vediamo ora nel dettaglio
quali sono le indicazioni da seguire per saper combinare bene tra loro i vari
alimenti in uno stesso pasto. Innanzitutto, per cominciare, è bene suddividere
i cibi in categorie diverse. Carboidrati (cereali, tuberi, legumi,
castagne); proteine magre (carne e pesce magri, formaggi, latte e
yogurt) e grasse (carne e pesce grassi, salumi, uova, burro); verdure e
ortaggi; frutta fresca (acida, semiacida e dolce); frutta essiccata;
frutta secca e semi oleosi; spezie ed erbe aromatiche; condimenti
(olii vegetali e grassi animali); condimenti acidi (succo di limone,
aceto di vino e di mele, acidulato di riso); zuccheri e dolcificanti
naturali (zucchero di canna, miele, melassa, malti e sciroppi di cereali,
succo di agave e sciroppo d’acero). La base della teoria delle combinazioni
alimentari è che associando tra loro cibi simili la digestione migliora e si
semplifica, permettendo una buona assimilazione delle sostanze nutritive;
mentre combinando alimenti molti diversi la digestione si allunga, con
la conseguenza dannosa per l’organismo che i nutrienti vengono assimilati male.
Per esempio, carboidrati e proteine vengono digeriti in modo differente,
assimilati lungo tratti diversi dell’intestino e in ambienti da ph opposto
(basico per gli amidi e acido per le proteine).
Come
associare o non associare alimenti diversi tra loro
Ecco quali
sono le indicazioni per una corretta combinazione deli alimenti. In primo
luogo, carboidrati complessi e proteine non vanno associati in uno stesso
pasto. Nemmeno carboidrati complessi con cibi acidi o grassi. I carboidrati
richiedono enzimi acidi per essere digeriti; mentre servono enzimi acidi per
digerire proteine, grassi e cibi acidi. Enzimi acidi ed enzimi basici, infatti,
si neutralizzano a vicenda e creano indigestione. No quindi a: pasta o patate o
legumi con pesce e carne o latticini e nemmeno con cibi acidi. Evitare quindi
piatti come pasta e fagioli, riso e pollo, polpo con patate, tonno e fagioli,
pasta e pomodoro, yogurt e cereali. Se non si soffre di problemi digestivi e in
generale si digerisce bene, nello stesso pasto, ai carboidrati si possono
associare alimenti proteici grassi (formaggio e uova), facendone prevalere uno
(un piatto di pasta con grattugiato poco formaggio o con un uovo, una frittata
con una fetta di pane). Un altro principio basilare della teoria della
combinazione degli alimenti è che alimenti proteici diversi non vanno
consumati nello stesso pasto, soprattutto proteine magre con quelle grasse.
Perché il tipo di enzimi, l’acidità dei succhi gastrici e la quantità di
secrezioni varia molto a seconda del tipo di proteina. No a carne e formaggio
nello stesso pasto, oppure carne cotta nel burro, e nemmeno carne e uova
insieme, perché i grassi inibiscono la digestione, rallentandola e determinando
putrefazione (oltretutto, i grassi inglobano il ferro contenuto nella carne e
non lo rendono disponibile per l’organismo), mentre si può preparare
un’omelette con del formaggio o poco latte. In generale, non consumare
insieme proteine e grassi. Evitare quindi l’associazione di proteine con
frutta secca e/o grassa, come noci o avocado.
Anche carboidrati
diversi non andrebbero mescolati tra loro. Alimenti diversi a prevalenza di
amido, infatti, allungano la digestione e favoriscono la fermentazione
intestinale. Se si mangia la pasta, quindi, niente pane né patate. No anche a
cereali e legumi insieme (come riso e piselli). Le verdure, cotte o
crude, posso accompagnare sia proteine sia carboidrati (esclusi
legumi e patate come detto). Tranne le verdure che contengono molti amidi come
zucca, carota, barbabietola e carciofi, che possono essere associate solo a
proteine e altra verdura non troppo amidacea, Il pomodoro è da considerarsi un
frutto, anche se sta nella categoria degli ortaggi, ma meglio mangiarlo da solo.
Essendo un alimento acido, poi, se ne sconsiglia l’abbinamento sia ai
carboidrati sia al formaggio. La pizza margherita andrebbe quindi evitata, come
pure la classica insalata caprese (pomodori e mozzarella) o la pasta al
pomodoro e formaggio filante. Concedendosi però qualche eccezione alla regola
(se non si soffre di particolari disturbi). Spezie ed erbe aromatiche
possono essere aggiunte a qualsiasi alimento, amidacei o proteici che
siano, come pure utilizzati per insaporire le verdure. Idem i condimenti
a base di olii vegetali, possono essere aggiunti a crudo sia a
carboidrati sia a proteine, come anche a ortaggi e verdure di ogni tipo. I condimenti
acidi, invece, sono da evitare insieme agli amidi (no aceto sulle patate,
per esempio, e se si condisce l’insalata con il limone, niente pane).
Altra cosa
importante da tenere presente è che la frutta fresca va consumata lontano
dai pasti. Questo perché lo zucchero contenuto, se mescolato ad altri
alimenti, genera fermentazioni. La frutta non va mai abbinata nemmeno alle
verdure (tranne le mele). In generale, è preferibile consumare un solo tipo
di frutta per volta. Altrimenti, se si desidera una macedonia, avere
l’accortezza di abbinare frutta acida (agrumi, ananas, kiwi, fragole e
frutti bosco) con quella semiacida (mele, pere, pesche, prugne,
albicocche, ciliegie); oppure la frutta dolce (banane, uva, fichi,
cachi, datteri freschi, papaya, mango) sempre con la semiacida. Anguria e
melone vanno sempre consumati da soli. Se si ha una buona digestione si può abbinare
frutta e yogurt. Anche succhi di frutta e centrifugati vanno consumati
lontano dai pasti, preferendo quelli a base di un solo frutto o abbinandoli nel
modo giusto. Evitare di preparare centrifugati che siano un mix di frutta e
verdura. La frutta essiccata (uvetta, fichi, prugne, albicocche e
datteri secchi) può essere abbinata alla frutta fresca o allo yogurt.
Chi digerisce bene può combinarla ai carboidrati, ma in piccole quantità (per
esempio pane con uvetta). La frutta secca e i semi oleosi possono essere
aggiunti alle verdure oppure combinati con frutta fresca o yogurt. Anacardi e
arachidi vanno consumati da soli.
Zuccheri
semplici e carboidrati complessi si combinano male tra loro. Gli amidi (quindi qualsiasi tipo
di farina) insieme a zucchero, miele, marmellata o uvetta, risultano difficili
da digerire, peggio ancora se nell’impasto ci sono altri ingredienti come latte
e uova, o addirittura frutta secca. I dolci vanno consumati da soli,
lontano da qualsiasi altro alimento e anche dalla frutta. Se non si vuole
rinunciare ai dolci, meglio prepararli in casa con pochi ingredienti,
scegliendoli integrali e provenienza biologica.
Per le bevande
va fatto un discorso a parte. L’acqua può essere abbinata a ogni alimento,
meglio consumata fuori pasto. The e tisane possono essere abbinate tutto. Il
caffè meglio berlo a colazione, insieme a biscotti integrali semplici, oppure
da solo. No a caffè-latte che genera una sostanza, il tannato di albumina, che
rallenta notevolmente la digestione. Bevuto dopo un pasto può interferire con
l’assorbimento di alcune sostanze nutritive (per esempio, i tannini in esso
contenuti ostacolano l’assorbimento del ferro se si mangia la carne). Il
vino può essere associato a carne o pesce, ma è da evitare con i
carboidrati. Viceversa la birra che si può abbinare ai carboidrati, ma non alle
proteine, anche se crea fermentazioni.
Come mettere
in pratica le combinazioni alimentari
Per
abituarsi a questo regime alimentare basta prendere piccole nuove abitudini
e se ne avranno tutti i benefici. Se a pranzo si mangia pasta come piatto
principale, evitare di consumare pane; idem la sera a cena, con un secondo di
carne o pesce niente o solo una fetta di pane e nemmeno patate. Un’ottima cosa
può essere quella di organizzarsi il pasto preparando un piatto unico
dove sono già presenti i vari alimenti. Attenzione però a non esagerare con le
porzioni. Per rispettare le giuste proporzioni, nello stesso pasto, è bene limitare
i carboidrati, soprattutto, e le proteine a favore delle verdure, che vanno
consumate sempre in abbondanza. Altro accorgimento è quello di evitare la
frutta dopo pasto, ma consumarla come spuntino a metà mattina o nel pomeriggio.
Dissociando così gli alimenti, infatti, oltre a migliorare la digestione
l’effetto positivo è quello di un sano aumento della sensazione di fame,
per cui si sentirà certamente la necessità di fare uno spuntino tra un pasto e
l’altro. Se non a base di frutta fresca, come detto, si possono mangiare 4 o 5
semi oleosi, preferibilmente la mattina, dato il loro contenuto energetico. In
tal modo, la digestione si semplifica e scompaiono tanti fastidiosi sintomi,
come acidità allo stomaco, reflusso gastroesofageo, gonfiori, meteorismo,
sonnolenza e affaticamento mentale.
Esempio di
menu quotidiano, in base alle combinazioni alimentari
Colazione: the verde oppure caffè e biscotti
integrali o pane tostato con miele.
Spuntino
mattutino: un frutto
fresco e di stagione; oppure una manciata di frutta secca (mandorle o noci);
oppure uno yogurt naturale.
Pranzo: verdura cruda come antipasto; primo
a base di un cereale (meglio se integrale e bio) con abbondanti verdure
cotte, insaporite da erbe aromatiche (aneto, prezzemolo, maggiorana, etc.),
tutto condito con olio extravergine d’oliva a crudo; può essere aggiunto anche
del formaggio grattugiato (grana o parmigiano) in alternativa semi oleosi (semi
di canapa o mandorle tritate) in piccola quantità.
Merenda
pomeridiana: un frutto
fresco; oppure un centrifugato di frutta o verdura.
Cena: secondo a base di un solo tipo
di proteine (carne o pesce o uova o formaggio o legumi, senza mescolarli)
accompagnato da un’insalata oppure verdura cotta in abbondanza, condita con
olio extravergine d’oliva a crudo.
Spuntino
serale: una
tisana, passata un’ora dalla cena.
Alimenti che
provocano minori allergie
Meritano di essere menzionate anche le diete di eliminazione di cui
sempre più spesso si sente parlare quando si affronta il problema delle
allergie alimentari. La dieta di eliminazione si attua principalmente quando
sono presenti patologie croniche, come eczema, orticaria o problemi
gastroenterici.
Tali diete consistono
nell'eliminare per un certo periodo di tempo tutti gli alimenti sospetti e
tutti quelli più comunemente responsabili di reazioni allergiche.
La carne che provoca reazioni allergiche
con minor frequenza è la carne di
agnello, fra i cereali il riso,
fra le verdure le patate, le carote
e la lattuga, fra i frutti le pere, fra i grassi l'olio di girasole.
In genere sono questi gli alimenti che costituiscono la
dieta base. Se i sintomi migliorano, si procede alla reintroduzione graduale
degli altri alimenti uno alla volta. Le diete di eliminazione comportano, se
protratte a lungo, il rischio di carenze nutritive e pertanto devono sempre essere
condotte con la supervisione di un medico.
IL NOSTRO COMMENTO: Un abbinamento di cibi errato può comportare cattiva digestione e gonfiori addominali difficili da eliminare se non viene individuata la causa. Ora che lo sapete. OCCHIO!
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